Nella nostra epoca, nonostante le innumerevoli innovazioni che
incalzanti si disseminano in ogni settore, incluso quello sanitario e, più
specificatamente, medico, perché alimentato dalle nuove evidenze frutto
dell'attenta e deliberata attività di ricerca, le patologie tumorali, in
generale, costituiscono, statisticamente parlando, anche nei paesi più
sviluppati, la seconda causa di morte, dopo quelle cardio-vascolari.
Nello specifico, il cancro del colon retto rappresenta, nei paesi
occidentali, il secondo tumore maligno più diffuso, sia per incidenza che per
mortalità, dopo quello della mammella, nella donna e il terzo, dopo quello del
polmone e della prostata, nell'uomo.
Il tumore del colon retto si origina per la proliferazione
incontrollata delle cellule che rivestono la mucosa del colon. Il colon, ultimo
tratto dell'intestino, deputato all'assorbimento delle sostanze nutritive, si
distingue in: ascendente, traverso, discendente, sigma e retto (vedi immagine);
il retto e' la parte più soventemente colpita dalla degenerazione neoplastica.
Tale patologia tumorale, rara nei primi quaranta anni di vita,
colpisce uomini e donne di età compresa tra i sessanta e gli ottanta anni;
negli ultimi anni i ricercatori hanno osservato un aumento dei casi di
malattia, ma anche una diminuzione della mortalità, attribuibile, soprattutto,
ad un'informazione più adeguata, alla diagnosi precoce e al successo della
terapia, chirurgica, chemioterapica e radioterapica.
In sanità e, per lo più, nella disciplina oncologica, é di
fondamentale importanza investire, anche in termini di risorse economiche,
nella prevenzione; educare la popolazione, anche giovane, affinché riduca o,
addirittura, annulli l'esposizione a quei fattori che si ritengono
potenzialmente responsabili o concorrenti allo sviluppo della patologia. La
popolazione deve essere sensibilizzata affinché adotti stili di vita sani,
promuovendo il consumo di alimenti e sostanze che sembrerebbero svolgere, nei
confronti della malattia alla quale, a volte, si è anche naturalmente
predisposti, il ruolo di fattori protettivi.
Nel caso specifico del tumore del colon retto, i fattori di rischio
che sembrerebbero coinvolti nella malattia sono legati allo stile alimentare e,
dunque, alla dieta, altri genetici e altri di tipo non ereditario. Una dieta
ipercalorica, iperproteica, ricca di grassi e povera di fibre sarebbe un
fattore predisponente al tumore al colon retto e, in generale, a tutti i tumori
intestinali; al contrario, una dieta ad alto contenuto di fibre sarebbe un
fattore protettivo. Altra causa del tumore del colon retto potrebbe anche
essere quella ereditaria e, dunque, genetica. Infatti, le evidenze scientifiche
hanno dimostrato che esso si è manifestato in soggetti con positiva anamnesi
patologica familiare per il cancro del colon retto o con positiva anamnesi
patologica personale per poliposi intestinale, morbo di Crohn, diverticolite e,
in generale, per tutte le malattie intestinali che presuppongono
un'infiammazione cronica del sito. Si ritiene, comunque, che la maggiorparte
dei tumori intestinali sia dovuta alla proliferazione, in senso maligno, dei
polipi intestinali.
Ribadito, dunque, che l'unica strategia probabilmente vincente per
evitare il tumore del colon retto è la prevenzione, sarebbe fondamentale:
assumere una dieta ipocalorica, ipoproteica, ricca di fibre, vegetali e frutta
e, soprattutto se una persona sa di essere maggiormente esposta alla malattia
per predisposizione genetica o ereditaria o perché soffre di poliposi o altre
malattie intestinali, sottoporsi periodicamente, almeno una volta ogni anno, a
visite e screening che favoriscono la diagnosi precoce. La visita e l'esame
obiettivo, l'esplorazione rettale, poco praticata in Italia, potrebbe favorire
la diagnosi; la ricerca del sangue occulto nelle feci, esame culturale di
laboratorio semplice da eseguire dopo aver prelevato un campione di feci non
contaminato, e' una tecnica diagnostica di primo livello a cui fa seguito,
qualora si riscontino delle anomalie all'esame culturale, la colonscopia, esame
invasivo e di secondo livello che, mediante l'introduzione, attraverso
l'orifizio anale, del colonscopio, tubo di piccole dimensioni, consente la
visualizzazione dl colon. Recentemente, a testimoniare l'importanza degli
screening per la diagnosi precoce, l'ASP n. 5 di Messina ha condotto
un'indagine, offrendo a tutti i cittadini residenti nel territorio ivi compreso
e con età superiore a 50 anni di effettuare l'esame di ricerca del sangue
occulto nelle feci gratuitamente.
I sintomi con cui si manifesta la malattia sono aspecifici, spesso,
per tale ragione, sottovalutati, nonostante sottendono un processo
importante e patologico in atto. Essi,
spesso, inoltre, compaiono in fase avanzata di malattia, quando si riscontrano
già metastasi a livello del fegato (perché i due organi sono strettamente
collegati dal punto di vista della circolazione) e sono: perdite ematiche
rettali, lievi o importanti, che determinano anemia, alternanza di periodi di
stipsi e diarrea, inappetenza, astenia e calo ponderale.
In quest'ottica, in cui, come si è più volte ribadito, la
prevenzione e la diagnosi precoce potrebbero essere le uniche ancore di
salvezza, è piuttosto riduttivo attribuire al sanitario la sola competenza
della cura, competenza, per altro, limitata, alla luce della ridotta
aspettativa di vita che hanno pazienti oncologici, ed é necessario spostare la
nostra attenzione dalla volontà di essere curati, ad ogni costo dopo aver diagnosticato
malattia, ad essere tutelati e salvaguardati, da un Sistema Sanitario Nazionale
che, promuovendo la salute come fondamentale diritto del cittadino, diffonda
sempre di più la cultura della prevenzione e non solo della cura.
Maria Grazia (Marzia) Russo*
*Dott.ssa in Infermieristica.
Studentessa presso l'Università di Firenze ove frequenta il CDLM in
Scienze Infermieristiche ed Ostetriche.
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