venerdì 8 maggio 2015

LA PREVENZIONE: UNA STRATEGIA IMPORTANTE PER FRONTEGGIARE IL TUMORE DEL COLON RETTO..di Marzia Russo

Nella nostra epoca, nonostante le innumerevoli innovazioni che incalzanti si disseminano in ogni settore, incluso quello sanitario e, più specificatamente, medico, perché alimentato dalle nuove evidenze frutto dell'attenta e deliberata attività di ricerca, le patologie tumorali, in generale, costituiscono, statisticamente parlando, anche nei paesi più sviluppati, la seconda causa di morte, dopo quelle cardio-vascolari.

Nello specifico, il cancro del colon retto rappresenta, nei paesi occidentali, il secondo tumore maligno più diffuso, sia per incidenza che per mortalità, dopo quello della mammella, nella donna e il terzo, dopo quello del polmone e della prostata, nell'uomo.

Il tumore del colon retto si origina per la proliferazione incontrollata delle cellule che rivestono la mucosa del colon. Il colon, ultimo tratto dell'intestino, deputato all'assorbimento delle sostanze nutritive, si distingue in: ascendente, traverso, discendente, sigma e retto (vedi immagine); il retto e' la parte più soventemente colpita dalla degenerazione neoplastica.

Tale patologia tumorale, rara nei primi quaranta anni di vita, colpisce uomini e donne di età compresa tra i sessanta e gli ottanta anni; negli ultimi anni i ricercatori hanno osservato un aumento dei casi di malattia, ma anche una diminuzione della mortalità, attribuibile, soprattutto, ad un'informazione più adeguata, alla diagnosi precoce e al successo della terapia, chirurgica, chemioterapica e radioterapica.

In sanità e, per lo più, nella disciplina oncologica, é di fondamentale importanza investire, anche in termini di risorse economiche, nella prevenzione; educare la popolazione, anche giovane, affinché riduca o, addirittura, annulli l'esposizione a quei fattori che si ritengono potenzialmente responsabili o concorrenti allo sviluppo della patologia. La popolazione deve essere sensibilizzata affinché adotti stili di vita sani, promuovendo il consumo di alimenti e sostanze che sembrerebbero svolgere, nei confronti della malattia alla quale, a volte, si è anche naturalmente predisposti, il ruolo di fattori protettivi.

Nel caso specifico del tumore del colon retto, i fattori di rischio che sembrerebbero coinvolti nella malattia sono legati allo stile alimentare e, dunque, alla dieta, altri genetici e altri di tipo non ereditario. Una dieta ipercalorica, iperproteica, ricca di grassi e povera di fibre sarebbe un fattore predisponente al tumore al colon retto e, in generale, a tutti i tumori intestinali; al contrario, una dieta ad alto contenuto di fibre sarebbe un fattore protettivo. Altra causa del tumore del colon retto potrebbe anche essere quella ereditaria e, dunque, genetica. Infatti, le evidenze scientifiche hanno dimostrato che esso si è manifestato in soggetti con positiva anamnesi patologica familiare per il cancro del colon retto o con positiva anamnesi patologica personale per poliposi intestinale, morbo di Crohn, diverticolite e, in generale, per tutte le malattie intestinali che presuppongono un'infiammazione cronica del sito. Si ritiene, comunque, che la maggiorparte dei tumori intestinali sia dovuta alla proliferazione, in senso maligno, dei polipi intestinali.

Ribadito, dunque, che l'unica strategia probabilmente vincente per evitare il tumore del colon retto è la prevenzione, sarebbe fondamentale: assumere una dieta ipocalorica, ipoproteica, ricca di fibre, vegetali e frutta e, soprattutto se una persona sa di essere maggiormente esposta alla malattia per predisposizione genetica o ereditaria o perché soffre di poliposi o altre malattie intestinali, sottoporsi periodicamente, almeno una volta ogni anno, a visite e screening che favoriscono la diagnosi precoce. La visita e l'esame obiettivo, l'esplorazione rettale, poco praticata in Italia, potrebbe favorire la diagnosi; la ricerca del sangue occulto nelle feci, esame culturale di laboratorio semplice da eseguire dopo aver prelevato un campione di feci non contaminato, e' una tecnica diagnostica di primo livello a cui fa seguito, qualora si riscontino delle anomalie all'esame culturale, la colonscopia, esame invasivo e di secondo livello che, mediante l'introduzione, attraverso l'orifizio anale, del colonscopio, tubo di piccole dimensioni, consente la visualizzazione dl colon. Recentemente, a testimoniare l'importanza degli screening per la diagnosi precoce, l'ASP n. 5 di Messina ha condotto un'indagine, offrendo a tutti i cittadini residenti nel territorio ivi compreso e con età superiore a 50 anni di effettuare l'esame di ricerca del sangue occulto nelle feci gratuitamente.

I sintomi con cui si manifesta la malattia sono aspecifici, spesso, per tale ragione, sottovalutati, nonostante sottendono un processo importante  e patologico in atto. Essi, spesso, inoltre, compaiono in fase avanzata di malattia, quando si riscontrano già metastasi a livello del fegato (perché i due organi sono strettamente collegati dal punto di vista della circolazione) e sono: perdite ematiche rettali, lievi o importanti, che determinano anemia, alternanza di periodi di stipsi e diarrea, inappetenza, astenia e calo ponderale.

In quest'ottica, in cui, come si è più volte ribadito, la prevenzione e la diagnosi precoce potrebbero essere le uniche ancore di salvezza, è piuttosto riduttivo attribuire al sanitario la sola competenza della cura, competenza, per altro, limitata, alla luce della ridotta aspettativa di vita che hanno pazienti oncologici, ed é necessario spostare la nostra attenzione dalla volontà di essere curati, ad ogni costo dopo aver diagnosticato malattia, ad essere tutelati e salvaguardati, da un Sistema Sanitario Nazionale che, promuovendo la salute come fondamentale diritto del cittadino, diffonda sempre di più la cultura della prevenzione e non solo della cura.


Maria Grazia (Marzia) Russo*

*Dott.ssa in Infermieristica.
Studentessa presso l'Università di Firenze ove frequenta il CDLM in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche.

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