Autore: Yannick Grannec
Pag. 400
Casa editrice: Longanesi
Luogo di pubblicazione: Milano
Anno: 2014
Il romanzo è in dotazione alla Biblioteca Comunale di Pettineo.
Princeton. Anna è un’archivista e sta svolgendo una missione alquanto
ardua, tentare di convincere Adele, la vedova del matematico Kurt Gödel (membro permanente dell’Institute for advanced study di
Princeton e dell’Association for symbolic logic) perché doni all'Istituto i manoscritti del marito
morto due anni prima.
Il suo arrivo alla casa di riposo in cui soggiorna Adele non lascia
presagire un risultato positivo. L’anziana signora, lungi dall'essere docile
come Anna si era aspettata, si rivela un vero osso duro. Sarcastica e senza
peli sulla lingua, Adele non sembra affatto disposta a cedere; inoltre sembra
aver capito al volo Anna; con tutta probabilità si rivede in lei.
Passato e presente si alternano nella narrazione mostrando ora la storia
d’amore tra Adele la ballerina piena di speranza e il giovane Gödel, ora la
vita solitaria di Anna, anche lei in qualche modo scottata dalla sua relazione
sentimentale con Leonard uno studioso di Princeton. Ma è il racconto dell’anziana
protagonista vissuta accanto a un uomo la cui genialità ha reso difficile
perfino i più insignificanti gesti della quotidianità, a catturare l’attenzione
del lettore. Le cene con matematici e fisici, incluso Albert Einstein, l’unico
tra loro che riesca quasi a rendere sopportabili ad Adele quei convegni a base
di genialità e manie, sono gli unici intervalli nella solitudine della donna.
Amore e Genialità danzano sulle note di questa narrazione ma mai all'unisono. Appaiono quasi come due giganti che lottano nell'arena della vita,
una vita che a causa di quella lotta non hanno mai vissuto.
Tra finzione e fatto storico, come ella stessa ammette, in un arco
temporale dagli anni ’30 fino all'avvento delle armi nucleari, la scrittrice
Yannick Grannec realizza un romanzo che fa pensare al film di Ron Howard, A beautiful mind, dedicato al matematico
premio Nobel John Nash, divenuto
il simbolo di quella
genialità alienante che fagocita l’esistenza del genio e produce paure
immotivate e solitudine, rendendo la vita a stento sopportabile a chi, per
amore, ne accetta i drammi.
Diversi i personaggi, certo, ma col comune denominatore di una
intelligenza a cui ognuno di essi ha sacrificato la propria vita portandola al
massimo, come si porterebbe un’auto sportiva; spingendola al limite, quel
limite superato il quale l’individuo “implode”.
Rossella Muratore
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