Titolo: Mi sa che fuori è primavera
Autore: Concita De Gregorio
Pag. 122
Casa Editrice: Feltrinelli
Luogo di pubblicazione: Milano
Anno: 2015
Per
essere felici non ci vuole tanto.
Per
essere felici non ci vuole quasi niente.
Niente,
comunque, che non sia già dentro di noi
Come si
sopravvive in seguito alla scomparsa di un figlio?
In che modo
una madre, come la protagonista di questo romanzo, può trovare la forza per
andare avanti, sapendo che le sue bambine le sono state sottratte, uccise dal
loro stesso padre nell'ennesimo ed eclatante atto di violenza nei suoi
confronti?
A partire
dalla vicenda delle gemelline svizzere, Alessia e Livia, scomparse qualche anno
fa, Concita De Gregorio ripercorre, attraverso un’impostazione forse un po’
insolita per un romanzo che parla di un caso di cronaca, il cammino di una
madre, Irina, alla ricerca della verità.
L’autrice
offre, attraverso l’assetto scelto per la sua narrazione, ampio spazio alla
riflessione:
La violenza
psicologica ha un impatto devastante sulla persona che la subisce, pur non
rimanendone lesa nel corpo, e dovrebbe essere considerata un grave campanello
d’allarme di certe nefaste conseguenze;
I media non
potranno che avere il ruolo di sconcertanti fabbriche di dolore, ma di un
dolore “freddo”, incapace di bruciare mai veramente;
Esiste una
possibilità di felicità in seguito a un dolore così grande, come la sparizione
di un figlio (in questo caso due), per il genitore che ne subisce la perdita? E
se sì, come potrà percepire la bigotta società in cui viviamo la ricerca di
quel minimo di felicità necessaria a non morire nell’angoscia del “perché” e
del “dove”?
Rossella Muratore
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