lunedì 29 agosto 2016

The Bookmark (9): "Il caffè dei miracoli" di Franco di Mare



Autore: Franco di Mare
Titolo: Il caffè dei miracoli
Casa editrice: Rizzoli
Luogo: Milano
Anno: 2015

In dotazione alla Biblioteca Comunale di Pettineo







Alle sei del mattino, con la piazza deserta e il portone della chiesa ancora chiuso, quel… coso lì in mezzo sembrava addirittura più maestoso di quanto non fosse in realtà. Venanzio se lo trovò di fronte appena girato l’angolo. Peserà un paio di tonnellate, a occhio e croce, forse anche tre, pensò mentre lo rimirava, il mento appoggiato sull’asta della mazza. Tu va’ a sapere com’era arrivato fino a lì. Certo è che il giorno prima non c’era, poco ma sicuro.

Bauci, un paese di poche anime su un promontorio affacciato sulla costiera Amalfitana, è il teatro della commedia umana sapientemente narrata da Franco Di Mare, giornalista, scrittore e conduttore televisivo Napoletano.

La vicenda si sviluppa tutta intorno alla comparsa inaspettata di una scultura, dalle forme nude e proporzioni abbondanti, collocata nottetempo e all’insaputa dei più, sulla piazza principale del paese. “Nulla di strano né di sensazionale”, potrebbe pensare il lettore. Ma quella nudità di pietra rivolge il suo mastodontico fondoschiena alla chiesa principale del paese, tanto da essere visibile dall’altare, e per di più nel periodo dei festeggiamenti in onore della patrona di Bauci, Santa Eufrasia e per i quali persino il vescovo è atteso dalla comunità.

Sembra quasi l’inizio di una rappresentazione teatrale e forse lo è, poiché l’arrivo della Maya Tropical di Botero (un’opera in realtà mai scolpita dallo scultore, il quale entusiasticamente si è prestato al gioco di Di Mare) coincide con l’avverarsi di fatti inspiegabili, qualcuno drammatico, altri più frivoli e che gettano la comunità nel vortice della curiosità e delle più fantasiose congetture.

In questa giostra di paese, tutti i suoi personaggi cominciano a girare: il sindaco con le sue mire personali; il capo dell’opposizione pronto a contrastare il suo avversario più per motivi privati che politici; il prete, preoccupato dei costumi disinvolti dei fedeli; il barista a caccia di imperdibili novità, la fruttivendola e il netturbino che sperano nell’arrivo di un amore tardivo preludio di felicità; il maresciallo esempio di intuito e prudenza; gli intellettuali, forse troppo idealisti, sempre pronti a spendersi, senza pensare alle nefaste conseguenze dell’azione dell’ignoranza sulla cultura.

Chi, vivendo in una piccola realtà, non ha mai osservato un tale teatrino che invita talvolta all’amarezza talvolta a un sorriso?

Se è vero che scrivere di quel che si conosce è il primo passo per scrivere bene, allora forse è altrettanto vero che leggere di ciò che si vive è il primo passo per appassionarsi alla lettura. È questo il caso del Caffè dei miracoli che con i suoi personaggi innesca nel lettore un processo automatico di identificazione.

Rossella Muratore