Autore: Franco di Mare
Titolo: Il caffè dei miracoli
Casa editrice: Rizzoli
Luogo: Milano
Anno: 2015
In dotazione alla
Biblioteca Comunale di Pettineo
Alle sei del mattino, con la piazza deserta e il portone
della chiesa ancora chiuso, quel… coso lì in mezzo
sembrava addirittura più maestoso di quanto non fosse in realtà. Venanzio se lo
trovò di fronte appena girato l’angolo. Peserà un paio di tonnellate, a occhio
e croce, forse anche tre, pensò mentre lo rimirava, il mento appoggiato
sull’asta della mazza. Tu va’ a sapere com’era arrivato fino a lì. Certo è che
il giorno prima non c’era, poco ma sicuro.
Bauci, un paese di
poche anime su un promontorio affacciato sulla costiera Amalfitana, è il teatro
della commedia umana sapientemente narrata da Franco Di Mare, giornalista,
scrittore e conduttore televisivo Napoletano.
La vicenda si sviluppa
tutta intorno alla comparsa inaspettata di una scultura, dalle forme nude e
proporzioni abbondanti, collocata nottetempo e all’insaputa dei più, sulla
piazza principale del paese. “Nulla di strano né di sensazionale”, potrebbe
pensare il lettore. Ma quella nudità di pietra rivolge il suo mastodontico
fondoschiena alla chiesa principale del paese, tanto da essere visibile
dall’altare, e per di più nel periodo dei festeggiamenti in onore della patrona
di Bauci, Santa Eufrasia e per i quali persino il vescovo è atteso dalla
comunità.
Sembra quasi l’inizio
di una rappresentazione teatrale e forse lo è, poiché l’arrivo della Maya
Tropical di Botero (un’opera in realtà mai scolpita dallo scultore, il quale entusiasticamente
si è prestato al gioco di Di Mare) coincide con l’avverarsi di fatti
inspiegabili, qualcuno drammatico, altri più frivoli e che gettano la comunità
nel vortice della curiosità e delle più fantasiose congetture.
In questa giostra di
paese, tutti i suoi personaggi cominciano a girare: il sindaco con le sue mire
personali; il capo dell’opposizione pronto a contrastare il suo avversario più
per motivi privati che politici; il prete, preoccupato dei costumi disinvolti
dei fedeli; il barista a caccia di imperdibili novità, la fruttivendola e il
netturbino che sperano nell’arrivo di un amore tardivo preludio di felicità; il
maresciallo esempio di intuito e prudenza; gli intellettuali, forse troppo
idealisti, sempre pronti a spendersi, senza pensare alle nefaste conseguenze
dell’azione dell’ignoranza sulla cultura.
Chi, vivendo in una
piccola realtà, non ha mai osservato un tale teatrino che invita talvolta
all’amarezza talvolta a un sorriso?
Se è vero che scrivere
di quel che si conosce è il primo passo per scrivere bene, allora forse è
altrettanto vero che leggere di ciò che si vive è il primo passo per
appassionarsi alla lettura. È questo il caso del Caffè dei miracoli che con i suoi personaggi innesca nel lettore un
processo automatico di identificazione.
Rossella Muratore